In un’era caratterizzata da incessanti cambiamenti nelle strutture e nelle dinamiche familiari, il diritto di famiglia ha dovuto adeguarsi, fornendo strumenti più flessibili e meno conflittuali per la risoluzione delle crisi coniugali.
Tra questi strumenti, la negoziazione assistita rappresenta una modalità innovativa ed efficace per affrontare la separazione e il divorzio, privilegiando il dialogo e l’accordo tra le parti rispetto al tradizionale contenzioso giudiziario.
La negoziazione assistita nel contesto legislativo
La negoziazione assistita rappresenta una soluzione legislativa innovativa introdotta per facilitare la risoluzione delle crisi matrimoniali in Italia, ponendosi come alternativa ai tradizionali itinerari giuridici, spesso percorsi da lungaggini e conflittualità.
Questo strumento è regolamentato da un impianto normativo specifico, che mira a semplificare e rendere più umane le procedure di separazione e divorzio, coinvolgendo direttamente i coniugi e i loro avvocati in un processo collaborativo.
IL decreto legge 132 del 2014 e la riforma cartabia
La base giuridica della negoziazione assistita trova le sue radici nel decreto legge n. 132 del 12 settembre 2014, convertito con modificazioni dalla legge 10 novembre 2014, n. 162.
Questa normativa ha introdotto significative innovazioni nel panorama del diritto di famiglia italiano, introducendo la possibilità per i coniugi di avvalersi di un percorso assistito da professionisti legali per risolvere consensualmente le questioni legate alla separazione e al divorzio.
Successivamente, la cosiddetta Riforma Cartabia ha apportato ulteriori modifiche, consolidando il ruolo della negoziazione assistita e ampliandone il campo d’applicazione.
Secondo l’art. 6 del decreto, la negoziazione assistita si applica alla soluzione consensuale di scioglimento del matrimonio civile e della cessazione degli effetti civili del matrimonio concordatario.
Ciò implica che, attraverso questo strumento, i coniugi possono negoziare e raggiungere un accordo su tutti gli aspetti relativi alla loro separazione o divorzio, inclusi quelli patrimoniali, gli accordi sui figli ed eventuali assegni di mantenimento, sempre sotto la guida e l’assistenza dei loro legali.
Caratteristiche procedurali
Com’è chiaro, il procedimento di negoziazione assistita richiede che ciascuna parte sia quindi assistita da un avvocato, garantendo così che l’accordo raggiunto rispetti le disposizioni legislative vigenti e tuteli adeguatamente i diritti di entrambi i coniugi e dei figli, quando presenti.
Quest’assistenza legale è fondamentale per certificare l’autenticità delle firme apposte sull’accordo e per verificare la sua conformità alle norme di legge e ai principi di equità.
Un elemento chiave della procedura è la trasmissione dell’accordo raggiunto al Procuratore della Repubblica presso il tribunale competente, che deve esprimere il proprio nullaosta in assenza di irregolarità, oppure, in presenza di figli minori o con handicap grave, autorizzare l’accordo verificando che questo tuteli primariamente l’interesse dei minori.
Questo passaggio garantisce un ulteriore livello di controllo e protezione per le parti più vulnerabili coinvolte nella separazione o nel divorzio.
In sostanza, quindi, la procedura inizia con uno dei coniugi che si rivolge a un avvocato per avviare il processo di negoziazione assistita.
L’avvocato, dopo aver esplorato questa possibilità, provvede a comunicarla all’altro coniuge, avviando così la redazione della convenzione di negoziazione assistita. Questo accordo prevede termini specifici per la conclusione della procedura e l‘impegno a non procedere tramite vie giudiziarie.
È possibile che i coniugi, di comune accordo, decidano di rivolgersi allo stesso avvocato, ma è generalmente consigliabile che ciascuno sia assistito da un proprio legale per evitare potenziali conflitti di interesse.
Documenti necessari
Per procedere con la negoziazione assistita, bisogna presentare una serie di documenti, tra cui i documenti d’identità dei coniugi, i certificati di residenza e di stato di famiglia, le dichiarazioni dei redditi degli ultimi tre anni e, in caso di divorzio, il decreto di omologazione della separazione o sentenza di separazione.
Effetti giuridici della negoziazione assistita nel divorzio
L’accordo di negoziazione assistita ha valore legale e produce gli stessi effetti di un provvedimento giudiziario, rendendo le decisioni in esso contenute esecutive e vincolanti per le parti.
Questo significa che, una volta ottenuto il nullaosta o l’autorizzazione del Procuratore e successivamente registrato presso l’Ufficio di Stato Civile competente, l’accordo diventa parte integrante dello stato giuridico dei coniugi, con tutte le implicazioni legali del caso.
Modifiche future degli accordi
Le modifiche agli accordi di negoziazione assistita possono essere negoziate tramite un ulteriore processo di negoziazione assistita, sempre con l’assistenza degli avvocati. Qualsiasi modifica deve essere formalizzata attraverso un nuovo accordo che, a sua volta, richiederà l’autorizzazione dell’autorità competente e la registrazione civile.
Inadempienza
In caso di inadempienza da parte di una delle parti rispetto agli accordi stabiliti, è importante avere chiare le opzioni disponibili per la risoluzione della disputa.
La prima strada può essere tentare una risoluzione amichevole, magari con l’aiuto degli avvocati che hanno assistito nella negoziazione iniziale. Se questo non dovesse portare a una soluzione, si possono valutare azioni legali per far rispettare gli accordi. Le parti possono, ad esempio, rivolgersi al giudice per ottenere un’ordinanza che imponga l’adempimento degli accordi o per richiedere il risarcimento di eventuali danni.
Vantaggi e svantaggi della negoziazione assistita in caso di divorzio
La negoziazione assistita, come modalità di risoluzione delle crisi coniugali, porta con sé numerosi vantaggi che possono significativamente influenzare l’esito e il processo di separazione o divorzio. Tuttavia, come ogni strumento giuridico, presenta anche sfide e limitazioni che meritano attenzione.
Tra i vantaggi:
- la riduzione dei tempi e dei costi legali;
- minore conflittualità e stress emotivo, sia per i coniugi che per eventuali figli coinvolti;
- maggiore flessibilità nell’accordo, che garantisce soluzioni personalizzate e più eque.
La negoziazione assistita presuppone una certa capacità di dialogo e compromesso, che potrebbe non essere presente in tutti i casi.
Gli svantaggi possono quindi essere:
- la difficoltà di raggiungere un accordo consensuale, quando esiste un profondo disaccordo o incompatibilità tra i coniugi;
- in casi di violenza domestica, la negoziazione assistita potrebbe non essere l’approccio più adeguato, dato che la sicurezza della vittima e la necessità di proteggerla da ulteriori abusi possono richiedere l’intervento giudiziario e misure di protezione che vanno oltre il contesto della negoziazione assistita;
- anche in assenza di violenza, a rendere difficile una negoziazione equa possono esistere squilibri di potere tra i coniugi, che riguardano ad esempio aspetti economici, emotivi o relativi alla custodia dei figli.
In questi casi, la negoziazione assistita potrebbe non essere applicabile, ma potrebbe essere necessario un intervento giudiziario.
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